BIOGENETICA: AGGIUNTE DUE LETTERE ARTIFICIALI AL "DNA"

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Il testimone racconta:"erano circa le 9,30 pomeridiane quando ero in piedi di fronte a casa mia a Matar Kadeem. Ho guardato in modo casuale nel cielo e ho visto una fiamma brillante. Sembrava avere le dimensione di una pallina da tennis, con fiamme molto brillanti, come una luce tremolante che si trovava a quasi circa 2 miglia di altezza. Si muoveva a un ritmo molto lento e se non fosse stato per l'altezza alla quale esso stava, lo avrei scambiato per un palloncino. Ho preso una macchian fotografica e ho scattato delle foto. La luce si tenne in movimento da sud a nord per circa 10 minuti. Era in movimento in linea retta e poi ha iniziato a oscillare. Dopo circa 3-4 minuti, è scomparso tra le nuvole. Questo non è stato l'unico oggetto. Dopo circa 5 minuti un altra luce simile è apparsa all'orizzonte Sud e ha seguito un tragitto simile. L'avvistamento è avvenuto il giorno 26 Gennaio 2008.
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Un misterioso oggetto volante non identificato (UFO) sarebbe stato fotografato il giorno 10 Gennaio 2008 in Val di Susa (Cels di Exilles). Il misterioso oggetto volante sarebbe stato fotografato con un cellulare Samsung. L'immagine è arrivata tramite email a Tiberio Guglielmi, presidente del Cau, il Centro appassionati Astronomia e Ufo. Al momento non si sa null'altro di questa foto che, a livello preliminare mostra il classico "disco volante", ma solo analisi approfondite possono stabilire cosa sia.
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domenica, gennaio 27, 2008
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Sono decine le storie di avvistamenti, relativamente recenti, di "rettili volanti" o più specificamente di pterosauri. Qui sotto riporto solo alcune di quelle che ritengo più significative e verosimili.
1 -Un piccolo aereo rischia lo scontro con un enorme volatile: la testimonianza mi sembra rilevante perché i testimoni sono tanti, e poi c'é da chiedersi perché mai un antropologo dovrebbe rischiare di essere preso in giro dai colleghi e di bruciarsi la carriera inventandosi una storia come questa che per la scienza ufficiale risulta completamente assurda.Nel 1992 il settimanale australiano "People" ha pubblicato la storia di un piccolo aereo che si é quasi scontrato con una "gigantesca lucertola volante" nel cielo che sovrasta la giungla del Brasile, al di sopra di un rilievo montuoso. Tutti i passeggeri, il pilota e la hostess hanno visto quel mostro volante. L'antropologo statunitense George Biles che si trovava a bordo di quel piccolo aereo con 24 passeggeri ha dichiarato: "Quello era chiaramente un esemplare di pterodattilo bianco con un'apertura alare gigantesca. Naturalmente avevo già sentito parlare da diversi anni di questi racconti su creature preistoriche che ancora esisterebbero in Amazzonia. Ma ero scettico come chiunque altro. Eppure quello non era un aereoplano o un UFO che volava vicino a noi. Era uno pterodattilo." Secondo il racconto del settimanale People lo pterodattilo stava volando accanto all'aereo mentre questo si preparava ad atterrare ed il pilota aveva virato per evitare la collisione con il gigantesco volatile.
2 -Un avvistamento di pterosauri a Cuba: l'avvistamento sembra credibile perché ci si immagina che un militare che riporta simili storie non venga visto di buon occhio dai superiori e che quindi abbia pochi interesse a inventarsi tutto. Particolare non indifferente è il disegno del testimone oculare che però sembra mostrare uno pteranodonte con la coda di un ranforinco. Lo stesso testimone si rende conto di questa incongruenza e quindi sicuramente la sua non é una menzogna mal costruita; se avesse voluto inventarsi un falso avvistamento avrebbe eseguito un disegno più o meno standardizzato di uno pterosauro quale lo si può vedere in un qualsiasi libro illustrato. Quel suo disegno potrebbe quindi indicare l'effettivo riconoscimento di una specie fino adesso sconosciuto di ranforincoidi con una protuberanza dietro la testa simile a quella dello pteranodonte. Anche la disposizione delle dita non é quella classica degli pterosauri, vista l'apparente aggiunta di due dita allungate per sostenere la membrana alare. Difficile dire se ci si trovi di nuovo di fronte ad una caratteristica peculiare di una specie finora sconosciuta o ad un errore di interpretazione (sostegni di cartilagine scambiati per dita?).
Eskin Kuhn, militare statunitense, riporta il suo avvistamento del 1971 Era una chiara e calda giornata di sole. Io stavo guardando in direzione dell'oceano quando ho visto qualcosa di incredibile che mi ha ipnotizzato. Sono un artista ed ho un occhio addestrato alla visione dei dettagli, ed ero determinato a compenetrarmi in quella visione per poi registrarla su un disegno. Ho visto due pterosauri volare insieme a bassa quota, forse 30 metri, molto vicini al posto in cui mi trovavo, in modo tale da permettermi di avere una visione perfetta di quelle due creature. Il ritmo delle loro larghe ali era molto grazioso, lento, e comunque stavano volando, non solamente planando, come ho visto fare ai tacchini nello stato dell'Ohio. La velocità con cui muovevano le ali era alquanto simile a quello dei corvi, forse un po' più lenta, ma il loro movimento era molto aggraziato. La struttura delle ali ed il tessuto di cui erano costituite apparivano molto simili a quelli dei pipistrelli: ali agganciate alle mani con un dito allungato che arriva fino alla punta dell'ala, due dita corte, e altre che vanno verso l'orlo dell'ala per stendere la membrana come negli aquiloni. Gli pterosauri che io ho visto avevano le corte zampe posteriori attaccate alla parte posteriore dell'ala ed avevano una lunga coda con un ciuffo di peli alla fine. La testa ea sproporzionatamente grande, con una lunga cresta che sporgeva dietro, un lungo becco, un lungo collo. Il torace delle creature era prominente, si sporgeva in avanti come la prua di una vecchia nave. Le vertebre delle loro schiene erano notevoli, soprattutto quelle all'altezza delle spalle. Stimerei la loro apertura alare in circa 3 metri, la dimensione del corpo poco meno di un metro e mezzo, ma non essendoci punti di riferimento in quel cielo sgombro, queste misure restano un poco incerte. Non so perché ho fatto un errore [nel disegno N.d.T.] piuttosto stupido ... le "mani" degli pterosauri erano strane, il pollice e le altre due dita erano corte - come nel disegno - ma le altre due erano estremamente lunghe, ed erano come delle stecche che sostenevano le ali. Ho disegnato solo una di queste stecche e posso solo attribuire questo alla mia giovinezza ed alla mancanza di disciplina artistica ... Le raffigurazioni del National Geographic sono senza la coda piumata; e probabilmente ne esisteva una varietà che aveva quelle sembianze ... ma non avrebbe volato in quella maniera aggraziata e senza sforzo che hanno mostrato le due creature che io ho visto ... prima lente, poi una pausa, poi in planata, poi un leggero battere d'ali e una risalita, etc. Non c'é possibilità di attribuire ciò che ho visto ad una qualche confusione, era pieno giorno, nella pausa di un giorno lavorativo, nessuna baldoria, nessuna droga, sole luminoso e piena visibilità, ed una vista acuta che mi qualificava come esperto tiratore del corpo della Marina.
3 -Un avvistamento del 1890: la testimonianza sembra rilevante per il fatto che nessuno all'epoca del fatto (in quel lontano 1890, e in quello sperduto paesino dell'Arizona) ha menzionato gli pterosauri, e quindi c'è da chiedersi come delle persone abbiano potuto "inventarsi" un mostro così stranamente rispondente alla morfologia di uno di quei rettili alati della preistoria senza presumibilmente conoscerlo. Ricordiamo che i primi fossili di pterosauro furono scoperti all'inizio del 1800 e che il primo pterosauro americano fu ritrovato nel 1871. Sembra alquanto palusibile che né i lavoratori del ranch che raccontano di avere ucciso il rettile alato, né i giornalisti di quel paesino, avessero mai sentito parlare di pterosauri. D'altronde stiamo parlando del 1871, non del 1971, e le raffigurazioni degli pterosauri e dei dinosauri non erano così facili da reperire come adesso. Bisogna ammettere che le misure che le misure di questo "mostro" sembrerebbero davvero fuori scala, 50 metri di aperura alare contro i 14 metri del più grande pterosauro che fino adesso é stato scoperto. Ma é anche vero che le misure riportate sono state eseguite presumibilmente senza un metro, e che chi ha vissuto una simile avventura potrebbe avere benissimo esagerato un poco per darsi delle arie. D'altronde non é nemmeno da escludere che siano esistiti pterosauti più grandi di quelli finora ritrovati nei fossili. Per il resto giudicate voi.
Dal giornale Tombstone Epitaph del 26 Aprile 1890.Un mostro alato, dalle sembianze di un enorme alligatore con una coda estremamente lunga ed un immenso paio di ali, é stato trovato nel deserto fra le montagne Whetstone e le montagne Huachuca la scorsa domenica da due lavoratori di un ranch che stavano tornando a casa dalle Huachucas. La creatura era evidentemente esausta dopo un lungo volo, e quando fu scoperta non era in grado di spostarsi se non per piccoli voli successivi. Dopo lo sgomento provato in un primo momento, i due uomini, che erano a cavallo ed armati di fucili Winchester, hanno ripreso abbastanza coraggio per seguire il mostro, e dopo un'eccitante caccia che li ha portati a percorrere diverse miglia sono riusciti ad avvicinarsi abbastanza per sparare coi loro fucili e ferire l'animale. La creatura allora si é gettata a sua volta contro i suoi aggressori, ma i due uomini sono riusciti a tenersi alla larga perché ormai l'animale versava in cattive condizioni, e dopo pochi altri spari ben diretti il mostro é caduto riverso al suolo, immobile. Gli uomini si sono avvicinati con cautela, con i cavalli che sbuffavano per il terrore, e si sono resi conto che il mostro era morto. Allora hanno proceduto a fare un esame [del mostro] ed hanno trovato che misurava circa 27 metri e mezzo di lunghezza e che il diametro maggiore [del corpo] era di circa un metro e mezzo. Il mostro aveva solo due piedi, situati a piccola distanza da dove le ali erano unite al corpo. La testa era, secondo la loro stima, lunga circa 2 metri e mezzo, con le mascelle che portavano numerosi denti forti ed acuminati. I suoi occhi erano larghi come un piatto per la cena e si sporgevano per metà dalla testa. Gli uomini hanno avuto qualche difficoltà a misurare le ali, in quanto erano parzialmente ripiegate sotto il corpo, ma finalmente sono riusciti a spiegarne una in maniera sufficiente per ottenere una misurazione di 23 metri e mezzo, il che porta la lunghezza totale dell'apertura alare a circa 48 metri. L'ala era composta da una membrana spessa e quasi trasparente ed era priva di penne, piume e pelo, così come l'intero corpo. La pelle del corpo era invece più sottile e veniva facilmente penetrata dai proiettili. I due uomini hanno tagliato una piccola porzione dell'estremità dell'ala e se la sono portata a casa. La scorsa notte sul tardi uno di loro é arrivato in questa città per fare provviste e per preparare l'operazione di scorticamento della creatura, la cui pelle verrà spedita all'est per essere esaminata da eminenti scienziati. Lo scopritore é ritornato sul posto questa mattina presto accompagnato da diversi uomini robusti che cercheranno di portare la strana creatura in città prima che venga mutilata.
Articolo scritto dal Dottore in Fisica, Corrado Penna
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· Il primo è la datazione dei fossili di Australopithecus ramidus (riferimento scientifico: WoldeGabriel, G. et al, Ecological and temporal placement of early Pliocene hominids at Aramis, Ethiopia, Nature 371: 330-333, 1994). Allo scopo di effettuare una prima datazione si quello scheletro si è provato a valutare i campioni di basalto più vicini allo strato da cui sono stati estratti i fossili: la maggior parte di tali campioni, analizzati col metodo argon-argon, ha portato alla stima di un'età di circa 23 Milioni di anni. Siccome una tale datazione era in contraddizione con la tesi ufficialmente accettata che gli ominidi hanno al massimo 6 o 7 milioni di anni, gli autori di tale ricerca hanno deciso di scartare queste datazioni troppo vecchie. Così esaminarono campioni di basalto più lontano dai fossili e scelsero 17 su 26 esempi, per ottenere un’età molto più accettabile di 4,4 Ma. I nove campioni rimasti fornirono età molto più vecchie, ma gli autori decisero che fossero contaminati, e perciò li scartarono. È così che funziona la datazione radiometrica. È guidata dai pregiudizi e dalla costante manipolazione dei dati per spiegare tutto alla luce di teorie ormai obsolete e fallaci. In termini più filosofici e sociologici potremmo dire con T. Kuhn che gli scienziati, più che “spiegare”, cercano di “piegare” l’esistente cercando di conformare i dati dell’esperienza alle teorie più in voga, cercando di fare entrare i dati sperimentali entro le scatole preconfezionate delle teorie ortodosse .
· Esiste una storia simile riguardo la datazione del teschio di un primate, conosciuto come KNM-ER 1470.(10,11) Cominciò con una datazione di 212 – 230 Milioni di anni, che, secondo i ricercatori, fallì il bersaglio (in accordo col preconcetto che gli esseri umani ‘non esistevano allora’). Furono fatti altri tentativi di datare le rocce vulcaniche della zona. Dopo alcuni anni arrivarono ad una data di 2,9 Ma, mettendosi così in accordo con altri studi diversi (benché gli studi implicassero una selezione fra i risultati ‘buoni’ e quelli ‘cattivi’ proprio come nel caso dell’A. ramidus sopracitato). Le idee preconcette sulla validità della datazione radiometrica nonché sulle date e le tappe dell’evoluzione umana, non hanno permesso di accettare che un teschio come 1470 fosse ‘così vecchio’ e quindi si cercò di trovare strade alternative per datarlo. Uno studio di fossili di maiali trovati in situ convinse la maggior parte degli antropologi che il teschio fosse molto più giovane. Dopo che tale conclusione fu generalmente accettata, nuovi studi delle rocce hanno abbassato ulteriormente l’età a circa 1,9 Milioni di anni, e di nuovo parecchi studi hanno ‘confermato’ questa data. Così è il ‘gioco della datazione’: le osservazioni fatte vengono adattate al paradigma prevalente. Come direbbe Kuhn i paradigmi universalmente accettati dalla “scienza normale” sono diventati un dogma che congela il progresso scientifico ostacolandolo con ogni mezzo. Ogni osservazione deve adattarsi al paradigma per forza e i ricercatori, che vengono generalmente considerati dalla pubblica opinione scienziati imparziali, scelgono inconsapevolmente le osservazioni che si adattano al sistema di credenze di base.
Diversi metodi di radiodatazione, fra i quali quello del potassio-argon è il più noto, misurano la concentrazione sia dell'elemento genitore che di quello figlio e ne calcolano il rapporto. Nell'ipotesi in cui il campione non ha scambiato (a partire dalla sua formazione se è una roccia, o dalla morte dell'essere vivente cui apparteneva nel caso di ossa o fossili) con l'ambiente esterno né atomi dell'elemento genitore né di quello figlio il rapporto fra i due elementi è funzione solo del tempo. Una misurazione delle quantità dei due elementi potrebbe quindi portare ad una datazione esatta solo se l'ipotesi sopra enunciata fosse rigorosamente soddisfatta, e se in particolare tale ipotesi fosse soddisfatta anche per periodi di tempo dell'ordine dei milioni di anni.
Nel caso dell'isotopo radioattivo potassio 40 che si trasforma in seguito a decadimento radioattivo in Argon 40, il tempo di dimezzamento dell'elemento genitore è 1.300.000 anni (un milione e trecentomila anni) il che vuol dire che ogni 1.300.000 anni il numero di atomi di potassio 40 si dimezzano. Perchè il metodo sia affidabile bisogna quindi essere certi che il campione da datare non sia stato soggetto a nessuno scambio di potassio 40 o di argon 40 con l'esterno per tempi dell'ordine dei milioni di anni. Non credo ci voglia una laurea in fisica o in chimica per immaginare che nel corso di qualche milione di anni possono succedere tante di quelle cose ad un fossile o ad un pezzo di roccia che avere la certezza che un simile scambio non sia mai avvenuto è poco più che un pio desiderio. D'altronde le analisi della lava del vulcano St. Helen dimostrano che il metodo funziona male già con tempi dell'ordine delle decine di anni, figuratevi che razza di errori può dare il metodo potassio-argon per misurazioni di (presunte) date di decine di milioni di anni fa.
Ci sono altri esempi di datazione errate su rocce di età nota come nel caso della datazione col metodo del potassio-argon di cinque colate laviche del Monte Nguaruhoe in Nuova Zelanda: una del 1949, tre del 1954 e una del 1975. Le date ottenute col metodo del potassio-argon invece indicavano date oscillanti fra da meno di 0,27 fino a 3,5 Milioni di anni (riferimento scientifico: Snelling, A. A., The cause of anomalous potassium-argon ‘ages’ for recent andesite flows at Mt Ngauruhoe, New Zealand, and the implications for potassium-argon ‘dating,’ Proc. 4th ICC, pp. 503-525, 1998.). Si può immaginare che l’argon di troppo rilevato nella lava venga trattenuto nella roccia al tempo della solidificazione. Sono noti nella letteratura scientifica diversi esempi di rocce con argon in eccesso che causa datazioni di milioni di anni in rocce di età conosciuta (riferimenti scientifici: Krummenacher, D. ne ha riportato sei nell'articolo Isotopic composition of argon in modern surface rocks, Earth and Planetary Science Letters 8: 109-117, 1970; Dalrymple, G. B. ne ha riportati cinque nell'articolo 40Ar/36Ar analysis of historic lava flows, Earth and Planetary Science Letters 6: 47-55, 1969. Un altro caso è riportato in Fisher, D. E., Excess rare gasses in a subaerial basalt from Nigeria, Nature 232:60-61, 1970.). Una spiegazione plausibile è che questo argon in eccesso provenga dal mantello superiore (cioè appena al di sotto della crosta terrestre).
Qualunque sia la causa che provochi la "contaminazione" dei campioni da datare portando a risultati errati, non possiamo fare a meno di giudicare altamente inaffidabili i metodi di radiodatazione diversi da quelli dal C14. Siccome sono proprio questi che permetterebbero, seconde le teorie ufficialmente riconosciute, la datazione di eventi molto antichi (epoche precedente ai 50.000 anni fa) dobbiamo ammettere che non siamo in grado di datare in maniera assoluta eventi tanto antichi. Gli unici criteri che ci restano sono dei criteri relativi: in uno stesso sito gli strati geologici inferiori sono più antichi di quelli superiori. L'asserzione che strati con fossili simili in diverse aree geografiche appartengono alla stessa epoca invece è del tutto opinabile, sia perchè in una stessa località nel corso dei secoli può essere cambiato il clima (certi fossili quindi potrebbero essere indicativi più del clima che dell'epoca) sia perché in mancanza di datazioni assolute coi radioisotopi non possiamo sapere nemmeno se quegli organismi sono rimasti immuni da cambiamenti evolutivi per lunghi periodi di tempo.
Solo se già credessimo con fede assoluta negli assunti nei paradigmi correnti, nelle teorie ortodosse dell'evoluzionismo, potremmo forse ordinare gli strati appartenenti a luoghi diversi in una maniera molto approssimativa: il criterio sarebbe quello di indicare come più antichi quelli contenenti resti di animali considerati più primitivi. Ma come si fa ad essere sicuri che certi animali siano più primitivi di altri? Forse che ai giorni nostri non esistono ancora i batteri? O le alghe unicellulari? Si potranno considerare certamente "primitivi" se ci riferiamo alla loro relativamente bassa complessità, ma ciò non significa che siano estinti da milioni di anni
Forse incontrando strati contenenti solo piccole alghe potremmo considerare quegli strati molto antichi, risalenti alle prime fasi dell'evoluzione dei vegetali. Ma potrebbe anche essere che in una certa località ed in una certa epoca si siano verificate delle condizioni che hanno permesso il conservarsi allo stato fossile solo di piccole alghe e non di altri organismi più complessi, oppure in una certa località in una certa epoca potrebbero essere vissute solo piccole alghe perché non c'erano altri organismi capaci di colonizzare quell'ecosistema (situazioni simili si verificano anche ai nostri giorni in certi siti). Ciò non ostante forse si potrebbe (con molte incertezze) tentare un ordinamento degli strati in base a questi criteri, ma per farlo bisognerebbe assumere per vera ciò che per ora è appena un'ipotesi: l'evoluzione.
Intendiamoci, io penso all'evoluzione come a qualcosa di plausibile e persino di molto probabile, e siccome non sono dogmatico (come i creazionisti da un lato e gli evoluzionisti dall'altro) devo ammettere che, per quanto mi attiri, mi affascini e mi soddisfi l'idea di un’evoluzione delle forme viventi, devo ammettere che non possediamo ancora degli elementi per provare che ci sia stata nel corso dei millenni passati un'evoluzione graduale nel tempo di piante ed animali a partire da dei comuni primitivi progenitori. E ciò che é peggio é che difficilmente si potrà mai né dimostrare (né tanto meno confutare) una simile ipotesi perchè esperimenti ed osservazioni nel passato non se ne possono fare, ed osservazioni nel futuro per verificare un'eventuale evoluzione richiedono millenni se non milioni di anni di osservazione e monitoraggio della morfologia degli esseri viventi.
E ad ogni modo, anche se tentassimo di operare un ordinamento degli strati per ere geologiche facendoci guidare dagli assunti dell'evoluzionismo, lo stesso saremmo nell'impossibilità (non potendo affidarci alla fasulla metodologia dei radioisotopi) di attribuire delle date assolute ed avremmo persino delle grosse difficoltà nell'attribuire certi strati di certe località ad un'epoca piuttosto che ad un'altra.
Una delle poche cose che potrebbe guidare a ordinare i reperti preistorici, almeno in certi casi è la loro distribuzione sui diversi continenti terrestri. Essendo difficile dubitare del fatto che i vari continenti fossero una volta uniti (la maniera in cui le coste del Sud America e dell'Africa si incastrano l'una con l'altra é un avvenimento pressoché impossibile da realizzarsi per puro caso) il fatto di trovare un certo tipo di fossili in tutto il mondo sta ad indicare quanto meno che si sono sviluppati in tempi molto antichi. Quanto al fatto di potere affermare che si siano pure estinti in tempi antichi bisogna andarci molto cauti. Vi ricordate della brutta figura fatta nel caso dei crossopterigi quando è stato ripescato il Celacanto Latimeria? Che poi a dirla tutta pur appartenendo ad un ordine (i crossopterigi appunto) che si ritiene abbia dato origine agli anfibi (a causa della presenza di un’articolazione delle pinne simile a quella degli animali a quattro zampe) occupa una nicchia ecologica ben lontana dalla battigia dove avrebbe dovuto svolgersi tale cruciale passaggio evolutivo: vive sul fondo del mare ad una discreta profondità. Può anche essere che i crossopterigi abbiano dato origine agli anfibi, ma i dati a nostra disposizione non sembrano confermarlo.
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