lunedì 31 marzo 2008

A CACCIA DI TRACCE DI CELLULOSA SU...MARTE

“Se cerchiamo prove dell’esistenza di antiche forme di vita su Marte o su altri pianeti, che si tratti di batteri o piante superiori, la cosa migliore da fare è cercare cellulosa nei depositi salini.” Ad affermarlo è Jack D. Griffith, microbiologo dell’Università della North Carolina a Chapel Hill, che ha scoperto abbondanti tracce di microfibre di cellulosa in un antichissimo deposito salino nel deserto del New Mexico.
La cellulosa è uno di materiali biologici più abbondanti sulla Terra: ogni anno piante, alghe e batteri ne producono circa come 100 gigatonnellate. Forme di cellulosa sono prodotte anche da cianobatteri, alghe e batteri la cui presenza sulla Terra risale a 2,8 miliardi di anni fa.
“Si può stimare che l’età delle microfibre di cellulosa che descriviamo nello studio sia di 253 milioni di anni. Ciò fa di esse le più antiche macromolecole che siano mai state isolate, visualizzate e esaminate biochimicamente”, ha detto Griffith, che con alcuni colleghi illustra la scoperta in un articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Astrobiology”. Finora i più antichi reperti biologici erano rappresentati da frammenti di antiche proteine ritrovate in fossili datati 68 milioni di anni fa.
La scoperta è avvenuta nel quadro delle ricerche intraprese dal Dipartimento dell’energia statunitense in un sito destinato al Waste Isolation Pilot Plant, che dovrebbe costituire un deposito permanente per le scorie radioattive derivanti dalla produzione e dallo smantellamento di armi nucleari. Il deposito si trova a circa 600 metri di profondità all’interno di una formazione di sale risalente a oltre 200 milioni di anni fa.
Esaminando i campioni di sale e le minuscole inclusioni fluide presenti in essi, i ricercatori hanno individuato numerose microfibre di cellulosa in ottime condizioni. “La cellulosa isolata dagli antichi depositi di sale è molto simile alla cellulosa dei nostri giorni: ha l’aspetto della cellulosa, si comporta come la cellulosa, è spezzata dagli stessi enzimi che tagliano la moderna cellulosa ed è decisamente intatta.”

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/


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