EVENTI ANOMALI RACCONTATI NEL "MILIONE" DI MARCO POLO
Stiamo per parlare di una persona entrata ormai nel mito della Letteratura e Geografia mondiale, una persona di un intelligenza fuori dal comune, il cui scopo primario era quello di imparare e conoscere usi, costumi di popoli ignoti nell’Europa di fine XIII° secolo, ma anche illustrare con realtà e non essere deriso (come si continua a fare oggi) fatti e avvenimenti che definiremmo “al di fuori del comune”. Stiamo parlando di “messer” Marco Polo.
UN PO’ DI STORIA
Marco Polo, nato a Venezia il 15 Settembre 1254 e morto nella stessa città veneta il giorno 29 Gennaio 1324, è da molti considerato come uno dei più grandi esploratori di tutti i tempi. Il giovane Marco partì per la Cina insieme al padre Niccolò e allo zio Matteo nel 1271 e rimase in Estremo Oriente per circa diciassette anni, prima di tornare a Venezia. Dopo il suo ritorno, Marco venne catturato e fatto prigioniero dai genovesi, a seguito di una battaglia navale tra le Repubbliche di Venezia e Genova svoltasi presso l'Isola di Curzola in Dalmazia.
La famiglia Polo ebbe altri esploratori oltre Marco. Il padre Niccolò (o anche Nicolò) e lo zio Matteo (detto Maffio). Erano ricchi mercanti che commerciavano con l'Oriente. I due attraversarono l'Asia nel 1255 e raggiunsero la Cina nel 1262, passando per Bukhara e il Turkestan cinese, arrivando a Khanbaliq (la residenza del khan, il nome mongolo dell'odierna Pechino). Ripartirono nel 1266 arrivando a Roma nel 1269 come ambasciatori di Kubilai Khan, con una lettera da consegnare al Papa con la richiesta di mandare persone istruite per raccogliere informazioni sul modo di vivere mongolo, il quale popolo era preoccupazione per il Re dei Tartari. Infatti a quell’epoca c’erano molti idolatri, che professavano pratiche demoniache. E chiese un’alleanza con la Religione Cristiana per sconfiggere i demoni. Inoltre il Kublai Khan chiese ai Polo di portargli l’olio della lampada che illumina il Sepolcro di Cristo a Gerusalemme. E cosi fu fatto.
Niccolò e Matteo intrapresero il loro secondo viaggio nel 1271, con la risposta di Papa Gregorio X da consegnare a Kubilai Khan. Questa volta Niccolò portò con sé il figlio diciassettenne Marco, che, una volta arrivato in Catai, ottenne subito i favori di Kubilai Khan, tanto che divenne suo consigliere e successivamente suo ambasciatore. Nei 18 anni di servizio al khan, Marco visitò le vaste regioni cinesi ed ebbe l'opportunità di vedere i numerosi traguardi di civiltà raggiunti in quell'epoca dalla Cina, traguardi non comparabili con quelli raggiunti dall'Europa nello stesso periodo.
Al suo ritorno dalla Cina nel 1295, la famiglia Polo si sistemò nuovamente a Venezia, dove attiravano folle di persone con i loro racconti incredibili, tanto che qualcuno ebbe difficoltà a credere che fossero stati davvero nella lontana Cina.
L'animo avventuriero di Marco Polo lo portò fino a partecipare nel 1298 alla Battaglia di Curzola (presso l'odierna Korčula) fra Genova e Venezia, ma venne catturato e tenuto prigioniero per alcuni mesi. In questo periodo dettò in lingua d'oïl a fra' Rustichello da Pisa (Noto scrittore del XIII° Secolo) “Le deuisament dou monde”, un racconto dei suoi viaggi nell'allora sconosciuto Estremo Oriente, che prese il nome de Il Milione . E in quel viaggio che intraprese “Messer” Marco ci racconta fatti incredibili e sconvolgenti, che riletti oggi possono avere una chiave interpretativa diversa, che si collega con tematiche familiari, come Ufologia, Archeologia Misterica, Paranormale e Criptozoologia. Ma andiamo a “rileggere” una selezione dei misteri contenuti nel “Milione”.
ARMENIA: LA MONTAGNA DELL’ARCA
Marco Polo illustrando la “Grande Armenia” (Capitolo XXII°) la definisce una regione vastissima. E afferma che “al centro della Grande Armenia c’è un altissimo monte, cosi grande che non bastano due giorni per girarvi intorno e la sua cima è coperta da nevi perenni tanto che nessuno può tentarne l’ascesa”. E tra le altre cose dichiara “…un altissimo monte sul quale si dice che si sia fermata l’arca di Noè e che appunto è chiamata la Montagna dell’Arca”. Parlando coi tempi di oggi la cosiddetta Grande Armenia (come la Piccola) non esiste più. E’ stata sostituita con un'unica Armenia e il monte di cui si parla è l’Ararat, di cui tanto si discute ancora oggi. Ma all’epoca (e stiamo parlando di fine XIII° secolo) era un fatto assodato definirla la “Montagna dell’Arca”. Quindi se diamo credito (e data la sua enorme conoscenza scientifica e culturale è impossibile non dargli ragione) alle dichiarazioni di Marco Polo, l’Ararat odierno è la reale sede in cui trovare la mitologica “arca” del Diluvio. Andiamo avanti.
PERSIA: LA TOMBA DEI TRE MAGI MUMMIFICATI
“La grande Persia anticamente era molto nobile ed aveva grande importanza”. Cosi Marco Polo (Capitolo XXXI°) introduceva il suo viaggio in questo immenso territorio. E parlava anche della città di Sava, illustrando che da lì partirono i Re Magi per andare ad adorare Gesù Cristo. Ma racconta anche di aver veduto le loro tombe. Ecco il resoconto: “…in quella città esistono ancora le loro tre tombe e sono grandi e belle. Sopra ognuna di esse si alza una specie di costruzione quadrata, sormontata da una costruzione rotonda lavorata con finissima arte. Sono vicine l’una all’altra e ancora si vedono i tre re imbalsamati (mummificati n.d.a.) con i capelli e la barba”. Questa la descrizione, cosi approfondita e piena di particolari che definirla un invenzione sarebbe inappropriato. Il fatto che recentemente in Persia siano state trovate mummie non fa altro che avallare la descrizione di Polo. L’unico modo per avvallare scientificamente questa scoperta di “Messer” Polo è quella di andare a Sava, o meglio, a Saveh (come viene chiamata oggi), che si trova a circa 80 chilometri da Teheran. Solo in questo modo, archeologi e scienziati, possono confutare o meno la visione di Marco Polo.
GOLFO PERSICO: FONTE RADIOATTIVA NEL DESERTO?
Siamo al Capitolo XXVII° de “Il Milione” e Marco Polo arriva nella città di Cormosa (antica Hormuz sullo stretto tra il Golfo Persico e il Golfo di Uman). All’epoca di Marco Polo la città non era dove è oggi sull’isola prospicente, ma sulla terraferma. Racconta che la popolazione locale ha la pelle scura e adora Maometto. E hanno una strana caratteristica, quando arriva l’estate scappano tutti perché “il caldo ucciderebbe chiunque”. Come è possibile ciò? Vediamo cosa ci dice l’esploratore veneziano: “…Più volte durante l’estate dalla terra sabbiosa che circonda la pianura, si alza un vento tanto caldo che ucciderebbe le persone…”. E continua cosi: “…non avendo il signore di Cormosa pagato il tributo al re di Cherman (città e regno della Persia), questi pretese di averlo in un tempo nel quale gli uomini di Cormosa risiedono lontano dalla città, nel retroterra…”. Marco Polo continua che il re di Chermano organizzò delle truppe militari, in un numero che raggiungeve le circa 10.000 unità. Ma i soldati erano guidati in maniera pessima e si riposarono durante la notte. Il mattino seguente si misero in cammino ma furono colti di sorpresa da questo vento caldo, che li soffocò tutti. Gli uomini di Cormosa saputa la cosa, per evitare un epidemia infettiva deciserò di seppellire i cadaveri ma (ecco la parte intrigante del discorso) “…afferrandoli per le braccia per metterli nelle fosse, li trovarono cosi cotti…che le loro braccia si distaccavano dai busti”. Parlando in termini moderni, si può parlare tranquillamente di un “vento radioattivo” o qualcosa di similare? Qui Marco Polo parla di corpi “cotti”, come se invece fosse stato causato da esposizione a “microonde”. E se nel sottosuolo del deserto nel Golfo Persico fosse stato presente un trasmettitore artificiale, che ad un ora particolare del giorno “emetterve” questo vento da radiazioni? Fantasie? Può darsi, ma un fenomeno simile, con gli stessi effetti (tranne il vento) avvenne più recentemente e coinvolse un UFO. Siamo a Araçariguamà (Brasile), nel 1946. Joao Prets stava tornando dalla pesca con un amico. Calava la sera. Il suo amico incominciò a cercare sul davanzale della finestra la chiave per entrare nella sua abitazione. La moglie ei figli di Joao si erano recati ad una festa di carnevale, e sarebbero tornati più tardi. Improvvisamente si accorse che un oggetto sospeso in cielo, sopra l’abitazione, emetteva un fortissimo raggio di luce, che lo costrinse a riparare il viso con le mani. La luce si spense quasi subito e Joao si diresse correndo, spaventato, verso la casa della sorella. Giuntovi, stava per narrare la sua incredibile avventura quando, con grande sopresa, coloro che lo ascoltavano videro la sua carnagione assumere un aspetto “simile a quello della carne bollita”. Questo fenomeno era limitato al suo viso e alle parti scoperte di braccia e gambe. In poco tempo, la carne cominciò a staccarsi dalle ossa. Un orecchio gli cadde sulle spalle, e poi al suolo. La bocca e il naso si staccarono. Le ossa delle braccia e delle gambe si staccarono dal corpo. La gente urlava terrorizzata al suo fianco. Gli chiesero se sentisse dolore, ma lui rispose di no. Accettò un po’ d’acqua. Morì mentre lo trasportavano in ospedale. Come si può notare è molto similare con il racconto di Polo, una cosa è differente, non era presente una fonte ipotetica, di trasmissione artificiale di radiazioni. Ma le similitudini sono inquietanti. Cosa si nascondeva, a fine XIII° Secolo, nel deserto del Golfo Persico? E’ presente tutt’oggi?
PAKISTAN: MARCO POLO INCONTRA UOMINI SELVAGGI?
Nel Capitol L messer Marco Polo racconta di aver veduto presso il fiume Balascian (oggi Badakhshan) degli uomini selvaggi. Questi esseri sono stati avvistati nella contea di Belor (Pakistan) e vennero descritti come “…idolatri e selvaggi, vivono solo di caccia, si vestono di pelli di animali e sono gente molto malvagia.” Questi uomi vivono in alte sulle montagne. E quello che sembra a tutti gli effetti un avvistamento di un “uomo relitto”, presente in gran numero nella disciplina scientifica chiamata Criptozoologia. Ebbene anche in questo caso Marco Polo non si è inventato nulla, infatti sono numerosi gli avvistamenti in Pakistan di uomini selvaggi, chiamati “Bar-Manu”,uomini pelosi, alti circa 170, 175 centimetri, per cibarsi, stanno seduti in terra “come mussulmani” e mangiano larve e lombrichi che raccolgono con due dita, pollice ed indice.
La loro muscolatura e la loro cassa toracica sono molto sviluppate e non portano nessun vestito. Sulla testa i capelli sono molto lunghi, gli zigomi sporgenti, il naso largo e schiacciato “come quello di un cinese” e le narici sono molto visibili.
Le arcate sopraccigliari sono molto sviluppate, gli occhi simili a quelli umani, di colore scuro. Le orecchie sono pelose, la fronte quasi assente ed il mento peloso e molto poco sviluppato. Il collo è corto, la bocca molto grande, appare priva di labbra, i piedi e le mani sono molto grandi, le dita molto lunghe ed i piedi molto più larghi di quelli umani. Questa la descrizione del “Bar- Manu”. Marco Polo incontrò gli ultimi superstiti dell’Uomo di Neanderthal?
SAMARCANDA: LA COLONNA IN LEVITAZIONE
Attualmente la città di Samarcanda è una delle città mondiali sotto protezione dell’UNESCO, una città simbolo di crocevia per civiltà provenienti da tutto il mondo. Come lo era ai tempi di Marco Polo, una città bellissima e nobile, piena di giardini e frutti provenienti da tutto il mondo. Una sorta di Paradiso Terrestre e che era conosciuta anche per la “via della seta”, tra Cina e Occidente. E in questo luogo magico Marco Polo ci racconta di uno strano prodigio avvenuto. Tutto nacque quando Ciagatai (fratello carnale del Gran Khan) divenne cristiano e decise di costruire una grande chiesa dedicata a San Giovanni Battista. Si impadronirono di una grossa e bellissima pietra, di proprieta di saraceni e ne fecero la base di una colonna che misero in mezzo alla chiesa per sorreggere il tetto. Ma una volta che Ciagatai morì prematuramente, i saraceni vollero la loro pietra, non accettando nemmeno il denaro offerto dai cristiani e intimando agli stessi due giorni affinchè restituissero la pietra. E fu cosi che i cristiano pregarano San Giovanni Apostolo affinchè facesse il miracolo. E cosi avvenne. Il giorno della riscossione “…la colonna che poggiava sulla pietra si sollevò…lasciando tra essa e la pietra uno spazio vuoto di bel tre spanne e sostenendosi così sollevata come se poggiasse sulla base. Così è rimasta sempre da quella mattina e cosi è tuttora”. Questa la descrizione di Marco Polo, una descrizione sconvolgente nel fatto che la colonna “miracolata”, che levita a mezz’aria è ancora presente, anche oggi, a Samarcanda.
AMIANTO PRESENTE NEL “SACRO SUDARIO”
Un altro elemento che ricorre spesso nell’argomento dell’ignoto e il misterioso è quello del Sacro Sudario, il cui più importante rappresentate è la “Sacra Sindone” di Torino. Ebbene nel “Milione” (Capitolo LX) Marco Polo accenna anche a ciò, indicandoci come è costituita. E inizia a parlare della “Salamandra” che “…nella provincia di Chienchintalas (l’odierna Xinjiang, China) esistono delle alte montagne dove si trova il giacimento della Salamandra…non è un animale, ma un minerale. Si estrae in questo modo. Quando si è estratta la salamandra dalla montagna non c’è mezzo di romperla o spezzarla tanto si mantiene unita facendo fili come la lana. Perciò una volta estratta si fa seccare e poi pestare in grandi mortai di rame: poi si fa lavare. Rimangono quei fili…Si fa filare accuratamente il filo e se ne fanno tovaglie…Queste tovaglie non sono affatto bianche ma si mettono nel fuoco e vi si lasciano un pezzo finchè diventano bianche come la neve…Questa è la verità (racconta Marco Polo) della Salamandra aggiungendo inoltre che, a Roma esiste uno di queste tovaglie, dono magnifico del Gran Khan al Papa, per avvolgere il Santo Sudario di Gesù Cristo”. Fin qui la descrizione, oggi si sa che la cosidetta Salamandra è (oltre ad essere un animale) il nome “volgare” dell’amianto, e che a Roma esiste una tovaglia sacra con scritto in latino “Tu es Petrus et super hanc petram edificabo ecclesiam meam”. Questa frase è scritta in oro.
IL PROGETTO “HAARP” DI FINE XIII° SECOLO
Il programma “HAARP” (HIGH-FREQUENCY ACTIVE AURORAL RESEARCH) è oggi essenzialmente un programma militare USA (ma non solo), per uso bellico, che a dispetto del nomignolo innocuo è in grado (tra le altre cose) di “modificare il clima” per usi non pacifici. Un programma che sembrava unico nel suo genere e che sembrava vecchio ufficialmente solo di circa 60 anni, ma leggendo il “Milione” sembra esser vecchio di circa 700 anni e la sua origine è asiatica. Visionando il “Capitolo LXXV” si narra della città di Ciandu (oggi Shang-tu) che sorgeva sulla frontiera della Mongolia e del Chili. Questa città era la residenza estiva del nobile Kublai Kan e Marco Polo racconta che “…Quando il Gran Kan abita il palazzo se piove o fa nuvolo o cattivo tempo egli chiama i sapienti astrologi e gli abili incantatori che, con la loro forza di incantamento, allontanano dal cielo ogni nube e nembo che fa scuro il palazzo: sicchè sul palazzo il cielo rimane sereno mentre fuori del palazzo piove”. Semplice suggestione o gli antichi “maghi” dell’epoca aveno strumentazioni in grado di modificare il clima artificialmente? Questo non lo sapremo mai, ma è una strana coincidenza che il “modus operandi” di allora sia identico a quello di oggi. Cambiano i “maghi” (esecutori) ma il risultato è identico.
E si potrebbe continuare a iosa, gli avvenimenti sono così tanti e a volte sembrano così inverosimili che il beneficio del dubbio sorge spontaneo, ma resta un fatto incontrovertibile che Marco Polo il viaggio lo abbia fatto, come è raro il fatto che quasi nessun ricercatore “eretico” abbia letto il “Milione” e abbia estrapolato fatti sensazionali e meravigliosi che avvennero circa 700 anni, un periodo storico acerbo dall’influenza moderna di UFO, Archeologia misterica, Criptozoologia o altro. E senza affermare che ciò che ha detto “Messer Marco” sia verità incontrovertibile, siamo lieti di aver presentato il viaggio di Marco Polo sotto la luce alternativa del mistero e dell’ignoto. Un mistero e ignoto che ancora ci appartiene.
Antonio De Comite
Coordinatore CUT (Centro Ufologico Taranto)
1 commento:
interessantissimo!
piano piano vengono fuori particolari di grandi esploratori per mare o per terra,che confermano la presenza di alieni fin dall'antichità.
grazie
angela
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