LA TARANTO "ELLENISTICA" OSPITO' "SEMIDEI" VENUTI DAL CIELO?
Taranto oggi è una città che, con i suoi circa 200.000 abitanti, è ricordata “solo” per crisi economiche paurose o inquinamento da siderurgico cancerogeno. Taranto sembra essere caduta in una sorta di ibernazione negativa, dove una sorta di nebbia “amnetica” ha cancellato i fasti e le conoscenze scientifiche e matematiche della città che, nel massimo periodo di splendore (Età Ennelistica), era considerata una metropoli di lucentezza culturale, dove le Arti e le Scienze erano il “pane quotidiano” del popolo, tanto che si può ipotizzare che, nell’epoca d’oro della Magna Grecia, poteva ospitare, usando ipotesi che possono sembrare “estreme” o quanto meno azzardate, una colonia “atlantidea” o semidei alieni insediatisi in loco. E tra i tanti luminari di quell’epoca c’era un certo, semisconosciuto, Archita il pitagorico, intimo amico di quel Platone che fece conoscere al mondo il mito del continente scomparso di Atlantide. Prima di analizzare la figura del misterioso Archita, facciamo un breve viaggio storico nella capitale della Magna Grecia, Tarentum, concentrandoci sul mito della sua creazione.
IL MITO DELLA GENESI DI TARANTO, SOLO LEGGENDE?
Da quello che gli storici hanno si qui riscontrato, ci sono due versioni sulla origine dell’antica Taranto, la quale nascita sarebbe avvenuta nel 706 a.C. Ma quel che a prima vista sembrano solo fantasie, potrebbero racchiudere qualcosa di scientifico e, ipoteticamente, ufologico. Analizziamo il primo mito. La leggenda racconta che nell'VIII secolo a.C., l'eroe spartano Falanto divenne il condottiero dei Partheni, cioè di quel gruppo di cittadini emarginati in quanto figli illegittimi dell'aristocrazia al potere nella città di Sparta. Consultando l'Oracolo di Delfi prima di avventurarsi per mare alla ricerca di nuove terre, apprese che sarebbe giunto nella terra di Saturo, e che avrebbe fondato una città nel luogo in cui egli avesse visto cadere la pioggia da un cielo sereno e senza nuvole (in greco ethra). Falanto si mise in viaggio, fino a quando giunse nei pressi della foce del fiume Tara. Addormentatosi sul grembo della moglie, ella cominciò a piangere a dirotto, ripensando all'oscuro responso dell'Oracolo e alle difficoltà sopportate, bagnando con le sue lacrime il volto del marito. L'oracolo si era avverato, una pioggia era caduta su Falanto da un cielo sereno: le lacrime della moglie Ethra. Sciolto l'enigma, l’eroe si accinse a fondare la sua città a cui diede il nome di Saturo, cioè "città dedicata a Sat" (Sat-Ur). Analizziamo questa storia, naturalmente ipotizzando. Qui si parla espressamente di “pioggia con un cielo sereno”. Tecnicamente non può piovere con un cielo sgombro di nubi. Se non è solo mito la pioggia potrebbe rappresentare l’inseminazione vitale che, ipotetiche creature spaziali, avrebbero immesso nel territorio tarentino. Se poi portiamo il tutto su vasta scala sappiamo benissimo che la “pioggia vitale” si ebbe alle origine del tutto, quando comete, asteroidi o sonde artificiali avrebbero inseminato con “DNA cosmico” anche il nostro pianeta dando origine alla vita. Se è avvenuto su scala globale è anche ipotizzabile che sia avvenuto in ambito circostritto (Territoriale e Localistico). E questo è riscontrabile con i cicli cosmici, delle ascese e declini, delle antiche civiltà del passato, i cui miti della creazione sono similari. Ma non finisce qui. Spunta un nuovo mistero: Saturo (Sat-Ur). Notiamo la parola “Ur” che sta ad indicare un qualcosa che sembra estraneo al contesto magno-greco, stiamo parlando dell’antica Mesopotamia. Ur era la capitale di quell’antico impero, di cui si parla nella Bibbia (Genesi 11:27-32). Essa descrive Ur come il luogo da cui la famiglia di Abramo migrò verso la Palestina (1900 a.C. ca.). Stiamo parlando dei Sumeri, stiamo parlando di retrodatare l’orologio temporale a 2500 anni circa indietro, rispetto alla fondazione di Taranto. C’è un filo conduttore tra Magna Grecia e Sumeri? Per il momento è un mistero impenetrabile ma molto inquietante. Passiamo ora alla descrizione del secondo mito delle origine di Taranto. Un’altra versione sull'origine di Taranto, farebbe risalire la nascita della città a 2000 anni prima di Cristo, ad opera di Taras, uno dei figli di Poseidone. Taras sarebbe giunto in questa regione con una flotta, approdando presso un corso d'acqua che poi da lui stesso avrebbe preso il nome: il fiume Tara. Sempre secondo la leggenda, Taras avrebbe edificato non solo la città che sarebbe divenuta Taranto, ma anche quella che egli dedicò a sua moglie Satureia e che chiamò Saturo. Un giorno Taras sarebbe scomparso nelle acque del fiume e dal padre sarebbe stato assunto fra gli eroi. L'antica Taranto ebbe un grande culto per il dio Poseidone e naturalmente nella città, non poteva non essere eretto un tempio dedicato a questa mitica divinità. Più tardi, nel II millennio a.C., giunsero dal mare anche delle colonie Arii, le quali, attratte dalla particolare conformazione della costa, costruirono le loro case su palafitte. A poco a poco gli Arii riuscirono a sottomettere le popolazioni locali ed a controllare tutto il territorio. In questo periodo la città cambiò nome, assumendo appunto il nome di Taras, dal mitico figlio di Poseidone. Se analizziamo il contesto con una chiave ufologica Taras (semideo) arrivo dal cielo con la sua flotta, atterrando presso un fiume. Il semideo portò le fondamenta basilari architettoniche per fondare Taranto. Dopo aver raggiunto il suo scopo Taras scomparve nelle acque del fiume (USO?) e dal padre (Creatori) sarebbe stato promosso a rango di eroe. Naturalmente è pura speculazione. Ma anche se è improbabile come tesi, non è possibile scartarla a priori. Dopo aver illustrato in breve i misteri delle leggende delle origini di Taranto, parliamo ora di un luminario in tanti campi del Sapere, che al cospetto oggi molti scienziati sono ancora relegati al campo di “novizi”. Stiamo parlanto di Archita di Tarentum, un personaggio avvolto ancora nel mistero più completo.
ARCHITA UN ESSERE "SOVRUMANO"?
Archita nacque a Taranto nel 428 a.C. e morì in un naufragio nei pressi di Mattinata, provincia di Foggia, nel 347 a.C. Oltre a esser stato un personaggio di spicco militaresco (era un generale greco),stratega, un filosofo e politico, Archita era un cervello “anomalo” in capo astronomico, matematico, ingegneristico e nella scienza in genere. Per quanto concerne l’astronomia Archita ebbe l’intuizione che l’Universo è infinito, andando quindi controcorrente con le concezioni vigente all’epoca. Egli affermò, discutendo della dimensione dell’Universo, su un passo di Eudemo (filosofo di Rodi e discepolo di Aristotele) che : “…Giunto al limite del cielo delle stelle fisse, potrei allungare la mano, o un bastoncino, ancora oltre?Sarebbe paradossale non essere capace". Quindi mentre ancora oggi, coi potenti mezzi tecnici astronomici ci si interroga se l’Universo è infinito o meno, Archita espose la sua teoria “progressista”, anzi per Archita era una certezza. Ma non finisce qui. Archita fu uno degli avallatori del volo meccanico. Sappiamo benissimo che anche in passato civiltà millenarie avevano proposto, con modellini o raffigurazione, la possibilità che era possibile far volare un oggetto meccanicamente, ma mai dimostrato sperimentalmente. Ricordiamo alcuni OOPARTs (Manufatti fuori Tempo e Luogo) ritrovati nei secoli. Ma a quanto risulta Archita ci riusci. Creò un uccello meccanico, la famosa “Colomba di Archita”. Ce ne dà notizia lo scrittore e critico latino Aulo Gellio (lib. X, c. 12), e ne tentò la ricostruzione uno studioso tedesco, Schmidt. Pare si trattasse d'una colomba di legno, vuota all'interno, riempita d'aria compressa, e fornita d'una valvola che permetteva apertura e chiusura, regolabile per mezzo di contrappesi. Messa su un albero, la colomba volava di ramo in ramo perché, apertasi la valvola, la fuoruscita dell'aria ne provocava l'ascensione; ma giunta ad un altro ramo, la valvola o si chiudeva da sé, o veniva chiusa da chi faceva agire i contrappesi; e così di seguito, sino alla fuoruscita totale dell'aria compressa. Il primo volo pionieristico, dalla descrizione sembrerebbe il primo UAV (Velivoli senza Pilota) della storia. Stiamo parlando di un esperimento, a quanto pare riuscito, nel 400 circa a.C. Ma un teoria sensazionale è quando ebbe l’idea del “Satellite Artificiale” antelitteram. Infatti Archita ebbe l’idea (non sappiamo se poi portata a termine) di una sfera, ermeticamente chiusa, in grado di viaggiare in orbita terrestre. Qui stiamo parlando della realizzazione (seppur su carta) di un corpo artificiale spaziale. Altro che “Sputnik” russo (1957 d. C.) o sfere di Dyson (Corpi Artificiali, anche di colossali dimensioni in grado di ospitare intere civiltà in orbita per il cosmo n.d.A.). L’idea del primo satellite artificiale venne ad un uomo di Taranto, nell’epoca d’oro dell’Era Ellenistica. L’Italia è stata quindi la prima ad avere questa idea.
CONCLUSIONI
Ma chi era Archita? Sicuramente un uomo in carne e ossa ma che aveva delle conoscenze (come molti altri luminari del Sapere Magno Greco) “impossibili” per l’epoca. Era un extraterrestre? E’ impossibile ed azzardato affermarlo, ma non lo si può escludere a priori.Quel che è certo è che era un essere umano dalle conoscenze sovrumane. E questo lascia supporre che ciclicamente l’umanità ha i suoi Dei e Semidei. E, forse, anche il nostro Archita era uno di “Loro”.
1 commento:
l'italia è stat la prima ad avere questa idea del satellite ? ...ma sei normale o che ?
Posta un commento