ECOSISTEMA TERRESTRE IN DIFESA DAGLI UFO?
All’interno della smisurata casistica di avvistamenti ufologici mondiali, possiamo certamente trovare una comprova di quanto, negli ultimi sessant’anni, è stato visto nel cielo. Testimoni dei più disparati ranghi sociali, oggetti dalle forme e colori più inusuali, metodologie d’approccio a dir poco inquietanti. Semplicemente una constatazione inequivocabile. Ma, in realtà, ci siamo mai fermati un attimo a cercare di comprendere la metodologia intrinseca con la quale queste manifestazioni potrebbero avvenire? Nelle varie schede che puntualmente vengono compilate (o fatte compilare) nel caso di un avvistamento ufologico di qualsiasi tipo (IR n°), di solito viene sempre precisata, in modo più omeno accurato, la condizione meteorologica del frangente di tempo interessato dall’accaduto. Se effettuassimo una catalogazione di queste schede in base alle CONDIMETEO (CONDIzioniMETEOrologiche, n.d.r.), potremmo accorgerci di quanto la situazione meteo abbia un ruolo quasi “fondamentale” in una casistica ufologica. Una delle cose più intriganti che noteremmo dall’analisi di questa casistica, sarebbe una quasi totale assenza di avvistamenti ufologici di una certa “serietà” in concomitanza con il verificarsi di fenomeni temporaleschi, conseguenti all’addensarsi di cumuli e cumulonembi nelle regioni basse dell’atmosfera. D’altronde, ci siamo mai chiesti quanti di noi abbiano avuto avvistamenti confermati in una giornata temporalesca? Evidentemente, può sussistere una relazione tra la meteorologia presente sul nostro pianeta e questi oggetti volanti non identificati. Inoltre, facendo un paio di rapide considerazioni, tale sussistenza può essere ancora più specificata tirando in ballo lo pseudo (pseudo per gli umani, n.d.a.) sistema di propulsione che questi oggetti potrebbero usare. Però, per evitare voli pindarici inutili e fini a se stessi, facciamo un passo indietro, cercando di capire di cosa effettivamente stiamo parlando e come queste cose possano interagire tra loro. In una normale situazione operativa, possiamo immaginare le nubi e la terra sottostante i nostri piedi come due enormi poli elettrici caricati con segno opposto (di solito le nubi possiedono cariche negative mentre la terra cariche positive), intervallati da un ampio strato di isolante rappresentato dall’atmosfera, che opera quindi come un vero e proprio dielettrico. Nel momento in cui siamo in presenza di pioggia, o comunque di una umidità relativa molto alta, l’aria viene così a perdere la sua caratteristica isolante, facendo venire in contatto tra loro i due poli elettrici “naturali” sopra citati: ecco che si ha il FULMINE. Risulterà quindi ben chiaro come, in un contesto di questo tipo, siamo di fronte ad una situazione ad alto contenuto energetico, sicuramente a carattere elettromagnetico. Ebbene, potrebbero gli UFO e i loro apparati di propulsione essere coinvolti in tutto questo? La casistica sembra darci ragione: effettivamente, il numero di avvistamenti fatti in condizioni di questo tipo, sono un numero esiguo, quasi prossimo allo zero (naturalmente solo per quello che attiene il nostro campo visivo, questo non toglie che i viaggiatori spaziali potrebbero benissimo spostarsi al di sopra delle nuvole e quindi dei nostri occhi). Ma allora, quale potrebbe essere la chiave di volta per accomunare queste due problematiche? L’unica soluzione che sembra tirarci fuori da questo discorso, sarebbe quella di affermare l’esistenza di una componente elettro-magnetica presente nei sistemi di propulsione di questi oggetti volanti non identificati. Questo permetterebbe, almeno in parte, la giustificazione per un simile comportamento da parte degli UFO in situazioni climatiche particolari. A conferma di ciò, possiamo prendere in considerazione le ultime teorie riguardo i viaggi superluminali (ovvero la possibilità di viaggiare ad una velocità maggiore della luce). Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha cercato di percorrere le più disparate strade teoriche per bypassare l’ostacolo “superluminale”. Dal cercare di ignorare completamente la relatività speciale alla teorizzazione della possibilità di aumentare la velocità della luce stessa, le strade tentate sono state molteplici. Ma negli ultimi anni sta prendendo piede nella comunità scientifica una rivoluzionaria teoria partorita dal fisico messicano Miguel Alcubierre, che teorizza la possibilità di circondare l’oggetto in movimento in una sorta di bolla elettromagnetica, capace di distorcere lo spazio-tempo circostante in maniera asimmetrica. In buona sostanza, questa “bolla” teorica accorcierebbe lo spazio-tempo presente davanti l’oggetto, allungando viceversa quello retrostante, dando in questo modo una sorta di“spinta” dimensionale alla macchina. Quella sopra esposta, non è nient’altro (ancora…) che una teoria, ma questo non può e non deve significare, in un domani, l’impossibilità della sua realizzazione. Naturalmente nessuno di noi vuole arrogarsi il diritto di vate e dichiarare che tutte le entità biologiche extraterrestri utilizzano tale sistema di propulsione! L’accostamento è stato fatto solo per evidenziare il fatto che sistemi di propulsione con caratteristiche fisiche simili a quelle della “bolla di Alcubierre”, possono portare a mancate manifestazioni ufologiche in determinate situazioni energetiche, come già è stato accennato in precedenza. Questa potrebbe essere una ipotetica chiave di lettura per il problema generale trattato da quest’articolo: il collegamento che esiste tra situazioni elettro-magnetiche ad alta carica e i mancati avvistamenti ufologici sotto queste condizioni. Un’ultima cosa: anche la casistica dei crash ci può dare in qualche modo ragione dei fatti. Anche l’ormai celeberrimo crash avvenuto a Roswell nel 1947, sembra essere stato contornato da una situazione meteo non proprio favorevole. E come questo, ci sono ancora altri centinaia di crash chehanno avuto come sfondo comune una situazione meteo di questo tipo. Probabilmente, in un futuro neanche tanto remoto, scopriremo che questi viaggiatori galattici non utilizzeranno nemmeno una delle teorie ideate fino ad oggi, ma è comunque interessante capirne l’accostamento in questo presente, cercando magari di cogliere quel microscopico spunto che tiene ancorata la comunità scientifica a paletti “scientificamente” pregiudiziosi, impedendo un reale sviluppo in avanti. Se un domani questi visitatori dovessero rivelarsi palesemente ostili, potremmo scoprire di avere sotto i nostri piedi una risorsa difensiva mai esplorata prima.
Andrea Gemmato
Coordinatore CUT (Centro Ufologico Taranto)
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